TORINO LA CITTÀ AL LAVORO di VITTORIO ZUMAGLINO

Cancellata della Mole Antonelliana
14 Aprile4 Settembre 2023

Prorogata fino al 4 settembre 2023

Il Museo Nazionale del Cinema espone dal 14 aprile al 26 giugno 2023 sulla cancellata storica della Mole Antonelliana Torino la città al lavoro di Vittorio Zumaglino, a cura di Roberta Basano ed Elena Boux,  mettendo in mostra 25 fotografie in bianco e nero scattate negli anni ’30 da Vittorio Zumaglino, di cui il Museo conserva l’archivio fotografico.

Il tema del lavoro è uno dei soggetti privilegiati dalla fotografia: autori anonimi e firme celebri hanno infatti definito un’enciclopedia visiva delle grandi trasformazioni urbane, industriali e sociali tra Ottocento e Novecento.
Anche il Piemonte ha celebrato queste tematiche attraverso l’occhio dei suoi fotografi: tra questi Vittorio Zumaglino che ha raccontato, con il gusto del suo tempo, i cambiamenti di Torino e del territorio durante il ventennio fascista, ritraendo cantieri, stabilimenti, macchine e uomini al lavoro, tutti simboli della modernità.
Il periodo a cavallo tra le due guerre è per Torino il momento di grande espansione, e le immagini documentano il nuovo ciclo di urbanizzazione, con la città in profonda trasformazione.
Le fotografie in mostra non si esauriscono nella semplice documentazione ma rivelano lo sguardo di Zumaglino sulla città o sulla fabbrica intese come organismi viventi in cui ogni parte è in relazione con l’altra, l’operaio e il suo lavoro, un passante e la città.
In questa relazione, non sfuggono al suo occhio le tracce lasciate dall’umanità che ha attraversato quei luoghi, come le scarpe e gli attrezzi vicino a un tombino che ci ricordano la presenza, al suo interno, di un fognaiolo al lavoro.

 

Vittorio Zumaglino
(Torino, 1904 -1967)
Noto anche come Zuma, è stato giornalista del quotidiano “La Stampa”, inviato sportivo e fotografo amatoriale. Passò successivamente al cinema come produttore per la Taurus, fino al suo fallimento nel 1956. L’archivio di oltre 28.000 fotografie è stato donato nel 1992 al Museo Nazionale del Cinema dalla figlia Piera, figura centrale del movimento femminista italiano.